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RIFLESSO

 

Guardo il mare tormentato:

vedo l’animo mio.

Guardo la dura diga

dove s’infrangono le onde:

vedo la mia ragione.

Guardo lo specchio d’acqua,

tranquillo,

al di qua della diga:

vedo la mia pace.

 

 

 

 

INVITO

 

Domani, ti aspetto là sotto,

tu sai!

L’erba è sottile e verde;

ancora umida

la forma dei nostri corpi.

Quella pianta scura

si attorciglia

all’arbusto: ricordi?

Un cane, poco lontano,

abbaia

quando sente rumore di passi.

Il pozzo beffardo

ride

sdentato di mattoni rossi.

E’ buio:

l’aria impregnata

di silenziosi respiri,

la magia

vaga intorno a noi.

Inebriati,

ci dissetiamo alla fonte

dell’amore:

ti aspetto, là sotto, domani.

Tu sai!

 

 

 

 

16 ANNI

 

Amore è dolce provare

al mormorar del mare,

al sussurrar in cielo

della pallida luna,

la luce bianca diffondendo intorno

che nell’oscuro si confonde.

Le stelle lontane ridono gioiose.

E si fan beffe dell’uomo,

imprigionato nelle reti d’ Amore:

ché ormai a lusinghe e illusioni

si abbandona

mentre le sue mani

accarezzate, le sue labbra

da baci dissetate

donano al cuore l’attesa felicità:

la dolcezza dell’essere amati.

 

 

 

 

QUADRETTO

 

E’ bella la luna

fra le nuvole bianche, di sera

quando la città s’addormenta.

I giardini, freschi

della recente pioggia,

profumano d’acqua.

Le gocce

sugli alberi cupi brillano

alla luce dei fanali.

Le case sfocate

si nascondono nell’ombra.

L’aria vibra di punti luminosi:

è la notte.

Il vento si è acquietato.

Più vivo il mio respiro

affannoso.

Nel silenzio s’incrociano

fari d’automobili.

Il passante,

con la testa china, conta

i suoi passi frettolosi.

 

 

 

 

PRIMO AMORE

 

Soli nel buio:

mi accarezzi con desiderio.

Subito, i tuoi occhi

si fanno teneri, dolci.

Le tue mani

lungo il mio corpo,

le sento stringermi appena.

La pelle accaldata

si abbandona

come terra arsa alla pioggia.

Mi lasci,

mi guardi, sorridi.

La luce dal vetro sottile traspare.

Le labbra morbide

e tepide si sfiorano:

tutto

in un attimo che scompare.

 

 

 

 

UN UCCELLINO

 

Ti saltellava incontro

felice

con le penne arruffate

e cinguettava.

L’hai ferito a morte.

E’ caduto.

Ha le ali spezzate.

Mai più volerà.

Un uccellino felice,

con le penne arruffate.

Era nero,

come nero è la notte

ed è morto.

 

 

 

 

ALBATROS

 

Pallido uccello di terre lontane

non volar così basso.

Chi ti conosce ti ama

ma qui sei forestiero.

Le tue penne sbiadite dal sole

sono simili a fiocchi di neve:

candore di gelo

che spegne ogni calore.

Rimani laggiù,

sotto cieli di fuoco,

sotto raggi di vivida luce.

Laggiù,

sulle spiagge deserte

di riflessi accecanti.

Laggiù,

in quelle terre lontane,

dove un cuore che batte

potrà riposare al calore del sole.

 

 

 

 

CANTO D’AMORE

 

La morte ti giunge guardinga,

nulla sente, nulla domanda:

ti afferra, ti porta lontano

dove il buio

è più buio del nero.

Amavi con tutto il tuo cuore,

sognavi le cose più belle, poi ecco

improvviso

il veleno ti penetra dentro.

Più nulla.

Rimane la morte:

la morte di amare illusioni,

la morte del bene più grande.

Sognate fanciulli, sognate:

la vita vi ascolta beffarda,

sorride di voi, poi

sghignazza.

E tutto si perde in un vuoto.

Perché tante pene, perché

tanti affanni per vivere in pace,

sfuggire gli inganni,

i tristi pensieri, le cupe illusioni.

Soltanto la morte

potrà farvi dono del buio

infinito.

Silenzi immortali

cadranno s’un cuore d’angoscia,

Per voi nella nebbia vivranno

memorie lontane.

Amate fanciulli, amate:

la morte potrà ripagarvi.
La morte che giunge in silenzio,

guardinga,

vi ruba il domani, vi ruba la vita.

 

 

 

 

O RONDINI

 

Perché rondini

passate silenziose

accanto al mio capo stanco

e non raccontate più

storie di terre lontane

dove il sole brilla perenne

e gli alberi stormiscono

di continuo

accarezzati dal vento.

Il mio corpo le sogna

nelle ore afose di questa terra

inumana,

dove tutto brucia, si arroventa,

si distrugge ogni forma di vita.

Forse verrà la primavera

o è già venuta

e nulla rimane del suo tepore,

dei suoi prati in fiore

dei suoi limpidi cieli.

Tutto s’avvampa

in un cielo pesante di caldo

e il cuore si frantuma

tra cristalli di vetro e

topazi di sole.

 

 

 

 

RASSEGNAZIONE

 

Una lacrima

due lacrime

mille lacrime:

Gli occhi

non dicono più nulla.

Sbarre di ferro mi opprimono.

Ma il pensiero volerà.

Parlo alle ore

che fuggono:

il tempo immobile

non si ferma.

Lontano,

si perderà il ricordo.

Ti chiamerò “Amore”

sentendoti vicino

e tu non ci sarai.

 

 

 

 

FATA MORGANA

 

Sole morente.

Prati verdi silenziosi.

Torpore d’agosto.

Un tramonto infuocato

parlava di vita.

Occhi disfatti.

Mani carezzevoli.

Parole scomposte.

Era tutto così, immobile

nel nostro fremere e palpitare.

Sogno d’amore,

per un giorno vissuto,

rivivrà solitario

sopra un letto di paglia,

si specchierà malinconico

nelle acque di un lago

che era miraggio.

 

 

 

 

BALLATA

DELL’ AMORE PERDUTO

 

Le macchine girano,

girano intorno

tu passi, non vedi.

Lontano

in un mondo perduto

invochi l’aiuto per il tuo domani.

Nessuno ti sente,

ti chiama, nessuno.

Silenzio soave

risponde all’animo tuo.

Silenzio di mille campane

in un cielo turchino.

Silenzio di voci

lontane

che dicono: pace,

domani è vicino.

Perché tante stelle

splendenti di oro

nel cielo più buio del nero?

Guardano e ridono

dell’uomo affannato

per pene d’amore.

Perché mentre brilla il sole

lontano,

il gelo ti penetra dentro,

più giù, nelle ossa?

Nessuno ti scalda

né ti stringe una mano

né un cuore che batte

risponde al tuo appello.

Soltanto, risate

lontane.

Il mare in burrasca

si fa sempre beffe

dell’uomo che ama.

Domani la vita riprende

più amara di sempre.

Un mondo che grida

un mondo che abbaia

risponde al tuo invito.

Bianca nel cielo la luna

lontana,

e il tuo pallido viso

si specchia nell’aria…o è la luna?

I tuoi occhi profondi

sono rossi di pene,

vedono solo colori di sangue.

Lacrime bianche, vermiglie,

turchine sul volto tuo stanco.

Lontano

nel cielo, un’ala di uccello

leggera, soave va intorno

formando arabeschi sottili

di vento e di brezza.

Campane lontane

riempiono l’aria

con squilli argentini:

silenzio, dormite. Un passo

risuona nel buio, si perde

lontano.

Più nulla rimane,

neppure una mano si tende.

Tu passi, silenzio:

il freddo ti penetra il cuore.

Non senti. Non vedi.

Più nulla.

Ti resta soltanto un gran vuoto.

 

 

 

 

RITORNO

 

Un lampo il cielo

illuminò della tua luce.

Gli occhi cupi

brillarono di verità.

Nel profondo silenzio dell’anima

la quiete tornò

a ridestare la vita appassita.

Il tuono rombò

nella mente esasperata,

la tua voce risuonò

nel mio orecchio deluso.

L’amore si rialzò

dal suo giaciglio di dimenticanze.

In un abbraccio violento

la natura mi parlò

della tua esistenza.

Mi eri accanto e ti sentivo.

Il mio corpo cercò le tue carezze.

Da lontano,

sul filo del telefono,

mi parlavi d’amore

come sempre avevi fatto:

senza mai dire “ti amo”.

 

 

 

 

ATTIMI D’AMORE

 

Mentre la notte

concubina dell’amore

e dell’odio

vaga solitaria

su prati di sterpi

e la luna raminga

scivola

nella volta stellata,

il mio cuore vola a te

e ti racconta

la storia

di un amore eterno.

 

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