L'Italia di malavita

Siamo tutti impressionati da ciò che sta accadendo, sentiamo la febbre e le inquietudini, il degrado morale e materiale, la perdita delle inibizioni e delle regole. Inutile sgranare il rosario di tutte le piccole e grandi cose: il loro insieme forma il fango nel quale stiamo affondando, dai proclami senili di Silvio alle calzette azzurre dei giudici, dal killeraggio per mezzo stampa al degradante servilismo dei contractors berlusconiani. E naturalmente anche alle strategie che vengono messe in campo per illudere molti e deludere un decente futuro per il Paese. Ma non c'è scampo, per il berlusconismo è la sola strada percorribile: quella di un'opa sulla distruzione delle norme e l'appello al sommerso, all'evasione, al nero, al criminale, alla trasformazione in virtù economica di tutto ciò che distrugge una sana economia. Gli scudi fiscali che rassomigliano al riciclaggio di denaro sporco, i piani casa che cementificano esattamente come la mafia, la concezione della vita bordell line, i grandi incentivi all'affarismo politico affamato di soldi pubblici per i benefici privati sono tutti elementi necessari e fanno parte dell'apparato ideologico della destra berlusconiana. Vediamo perché.
L'italia avrebbe bisogno di grandi riforme strutturali e condivise per uscire dalla condizione in cui è, di una riforma e di allargamento dello stato sociale, di regole più civili sul lavoro, di ridurre l'immenso debito pubblico, di investire nella scuola e nella tecnologia, di riaffermare la fedeltà fiscale, insomma di un nuovo patto che richiede fatica e invenzione politica: qualcosa di molto al di sopra delle possibilità di ideazione del berlusconismo, ma anche sgradita allo stesso che vive di immobilismo e di consenso mediatico.
Nella palude del niente la spesa cresce e le entrate ovviamente diminuiscono. Come fare?
Non si può certo inaugurare una politica di rigore fiscale: sarebbe una contraddizione del senso e del consenso di Silvio. Non si possono nemmeno aumentare le tasse a chi già è costretto a pagarle e soffre delle stangate sulle imposte dirette oltre che del fiscal drag: sarebbe destabilizzante. D'altra parte non si può nemmeno pensare di ridurre il debito pubblico attraverso un risanamento funzionale e spesso anche etico: ci si limita ai tagli nelle aree in cui il consenso a Silvio è già modesto. E poco importa se sono aree vitali. Ci vuole ben altro. In questa situazione il rischio di un default in salsa Argentina non solo è probabile, ma costituisce una certezza, è solo questione di tempo. Per fortuna del Cavaliere e per sfortuna nostra c'è una rigogliosa economia in nero che parte dal falso scontrino al bar e via via s'intensifica con le false fatturazioni, le casette abusive, i fondi neri e arriva piano piano ai grandi capitali della criminalità. E' su questa economia che il governo ormai fa conto in parte tentando di fare una misera cassa con le assoluzione dello scudo, in parte imitandola come per il piano casa, in parte stimolandola come avverrà per la Banca del Mezzogiorno il cui scopo finale è finora sconosciuto, in parte aumentando il peso della politica nell'amministrazione come accade per i provvedimenti di Brunetta, in parte promuovendo una mentalità avversa alle regole che come è ben noto sono comuniste. Si potrebbe andare avanti a lungo, ma credo che lo schizzo sia sufficiente a delineare il profilo della strada che stiamo imboccando: si tratta di giocarsi la carte dell'illegalità diffusa per far apparire solvibile il Paese nel contesto dell'economia mondiale. Il precipizio viene tenuto nascosto ai cittadini con l'implica promessa che così sarà meglio per tutti e con provvedimenti civetta che parlano alla pancia: i clandestini, la sicurezza, la costante presenza sul set di miracoli bugiardi e naturalmente col controllo dell'informazione. Tutte cose che evitano la vista, ma non potranno evitare la caduta.


Alberto Capece Minutolo