Incontro con la filosofa e femminista Luisa Muraro.   

Spunti raccolti al volo alla presentazione in Campidoglio del suo libro:   

“Al mercato della felicità.  La forza irrinunciabile del desiderio”.  (Mondadori 2009)

(N.B.: quanto segue non ha alcuna pretesa di pensiero strutturato completo, quanto di segnale di interesse per le tematiche trattate dal libro, e di stimolo a leggerlo)

La vita è l’esperienza del proprio desiderio di grandezza messo alla prova della realtà. Si tratta di decidere, di fronte alla durezza delle difficoltà, se nascondersi e camuffarsi per proteggersi, o non smettere mai di cercare. 

Al proposito, piuttosto che di un punto di vista, è bene dotarsi di un punto di ascolto.

E’ bene stare di fronte al mondo con le proprie domande in mano. E diffidare di chi ha la definizione pronta.

Tutto ciò che si propone come perfezione genera paralisi.

In realtà il lavoro da fare è infinito. In alcuni passaggi storici, tale lavoro richiede una vera e propria rivoluzione.

Non bisogna mai perdere la fiducia nel fatto che è possibile dire qualcosa di vero. E neppure dimenticare che la fiducia si sperimenta solo nella relazione viva tra corpi.

Anche quando sperimentiamo una caduta del desiderio – di amare, di vivere, di continuare – dobbiamo imparare ad affrontarla e accettarla come fallimento transitorio. 

Rispetto all’accettazione dello scacco e del fallimento, il lavoro da fare è ancora molto.

Ciò che salva è la passione di pensare con l’intelligenza del cuore: mirando a un pensiero valido per tutti piuttosto che a uno universale neutro. 

E’ bene al proposito ricordare che la poesia rimane la manifestazione più alta della capacità di esprimere il simbolico, così come il misticismo di incarnare la tensione all’assoluto.

E’ bene altresì ricordare che oltre il reale realizzato c’è il reale possibile, e che per raggiungerlo è necessario abolire la barriera tra realtà e finzione.

Il pensiero non può essere mai definitivamente compiuto, perché  oscilla dentro un eterno incompiuto. 

Il punto non è tanto l’essere contro ogni arroganza, ma riuscire ad esserlo evitando di essere a propria volta arroganti. (Luisa Muraro confessa ridendo di non esserci ancora riuscita. Così come confessa di non amare la parola “femminismo” e“femminista”: come tutti gli ismi è schematica e semplificante. Ma siccome non ne è stata trovata nessuna più adeguata ed efficace...)

Occorre individuare le frontiere per superarle, dotandosi per la bisogna di una adeguata capacità di traduzione. (Una delle cose di cui si sono accorti dopo l’11 settembre 2001 gli USA è stata quella di non disporre di traduttori/interpreti dall’arabo…)

Bisogna evitare di essere complici dell’esclusione. I corsi e i percorsi per le pari opportunità e l’emancipazione delle donne rendono spesso chi li tiene complici dell’esclusione. Per essere uguali non serve diventare uguali a chi ci ha escluso, ma imparare a scegliere. (Al proposito, se una donna sceglie il velo, va nella sua libertà rispettata).

L’esperienza (es-per-iri) non è altro che essere in movimento, in transizione, in viaggio. E siccome il viaggio può imporre la messa in discussione e lo sgretolamento di certezze, è necessario dotarsi di un pensiero tenace e paziente.

La scommessa di un’esperienza consiste sempre nel riuscire a tradurre l’impensato in pensiero operante. (Muraro individua lo sbalzamento di Paolo di Tarso da cavallo come passaggio emblematico forte  della conversione necessaria). 

Il mercato economico e finanziario che noi conosciamo è quello dello scambio di prodotti e servizi con il denaro e trasformazione in profitto e guadagno. Ma questo tipo di mercato degenera troppo spesso in bolle speculative e rovina. 

Il grande mercato originario è invece quello dello scambio tra corpi e parole, quel mercato in cui i guadagni, se condivisi, non si sottraggono e annullano, non avvantaggiano qualcuno per danneggiare molti, ma si moltiplicano a vantaggio di tutti. 

Ciò che incarna al meglio la libertà non è il dono, ma la restituzione. Libertà e giustizia consistono nel restituire agli altri tutto ciò che a loro è stato tolto e a loro appartiene.

Ciò che ci rende spaventati ed infelici è l’estromissione dal coinvolgimento. Bisogna continuare ad essere gravidi del mondo, tenere insieme felicità e senso di civiltà. 

Si è perduti quando si smette di cercare le parole per dire ciò che si sente, di raccontare le cose importanti che non vorremmo andassero perdute.

Oggi viviamo una età di mezzo e in una terra di mezzo. Il pensiero logico lineare, la scrittura che ne è espressione, sono stati messi in seria difficoltà - anzi, c’è chi ritiene che essi, di fronte alla comunicazione multisensoriale (video, immagini e suoni) del cyberspazio, sono agonizzante se non già morti.

E’ proprio del genere maschile l’essere portato a fare carte false pur di conquistare maggior potere, successo, prestigio. Ma quale e quanta parte di desiderio “altro” viene a tale scopo nel maschio sacrificata e tradita? (Ma io avrei voluto a questo punto chiedere: non è l’equivalente e corrispettivo del così sempiterno e diffuso offrirsi di tante vergini alle voglie del drago?) 

In conclusione, secondo Luisa Muraro non si tratta di spiegare la realtà con teorie generali, piuttosto di avere molta cura nel prestare attenzione alle cose, a quel che succede, ai sentimenti che si provano, e di trovare le parole giuste per accompagnare e raccontare quel che si è vissuto.

Gian Carlo Marchesini