L’ecologia al governo

Appunti da un convegno cui ha partecipato la migliore intelligentsia ambientalista.

Alla sala convegno accanto al Parlamento, dei duecento posti ne era occupata la metà. E di fotografi e giornalisti presenti pochi o pressoché nessuno: a parte un operatore con telecamera di una televisione privata. L’unica a trasmettere i lavori, come al solito, la meritoria Radio Radicale. Domenica scorsa, al primo compleanno del Popolo Viola, chissà perché giornalisti e operatori televisivi abbondavano. Misteri dell’odierna nostrana informazione organizzata. Eppure al microfono si sono alternati a relazionare i migliori e più competenti in questo campo: Monica Frassoni, presidente del Partito Verdi Europei, in video conferenza Daniel Cohn-Bendit, capolista di Europe Ecologie che in Francia, alle elezioni politiche del 2009, ha ottenuto il 16% dei voti; Antonio Tricarico, uno dei migliori esperti in questioni etico ambientaliste in circolazione; Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente; Stefano Leone, presidente del WWF; e poi Greenpeace, Sbilanciamoci con il suo portavoce Giulio Marcon, e i leader di forze politiche del centro sinistra (Vendola, De Magistris, Ferrante, Bonelli).

Il tema del convegno è riassunto nel documento che ha costituito base e contenuto per la discussione, “Dieci proposte per cambiare l’economia e la società”, così elencate: combattere i cambiamenti climatici; promuovere la mobilità sostenibile; energie pulite; opere verdi invece che grandi opere; fiscalità ambientale e spesa pubblica; politica industriale e finanziaria; legalità ambientale e democratica; un mondo di pace con i popoli e la natura; diritti; politiche agricole. Insomma, un menù di grande importanza e di tutto riguardo. Ma non molti i presenti, e, appunto, quasi nessun rappresentante dei media. (E pensare che in piazza Montecitorio, con raccolte intorno molte più persone e giornalisti e operatori televisivi, si svolgeva intanto una intervista volante a quello che, spettrale e ingrigito, ho riconosciuto come il vecchio Lamberto Dini: che stia per essere dissepolto dalla naftalina per guidare un ennesimo a lui consueto e congeniale governo-ponte?)

Di seguito, senza pretesa di completezza ed esaustività, segnalo soltanto qualcuna delle osservazioni e spunti che mi sono sembrati interessanti.

Ma al di là del governo Berlusconi con i suoi ministri e protagonisti: esiste oggi una classe politica dirigente, anche nel centro sinistra, capace di coniugare ecologia e governo? Cogliati Dezza, che ha posto la domanda, si risponde da solo: No!

Sempre Cogliati Dezza: i 10 punti costituiscono per orientare il dibattito un ottimo menù. Ma quali sono i principi forti, le idee fondamentali? Finora, negli ultimi quindici anni, essi si sono compendiati in: prevalenza del mercato, individualismo sfrenato. E così la crisi economica si è sommata a quella climatica aggravate da un incremento sociale della diseguaglianza. La nostra idea guida non può che essere quella che anche l’Europa s’è data, e cioè: Rivoluzione energetica. Entro il 2050 le fonti di energia in funzione devono essere quelle rinnovabili e diffuse nel territorio. In questo la mano pubblica è fondamentale, perché servono regole e indirizzi di priorità.

Bisogna stare molto attenti a cosa mobilita le persone, e che cosa serve per un ricambio della classe dirigente: tenendo presente che anche i manager delle imprese pubbliche sono oggi pateticamente inadeguati.

Bisogna assolutamente tenere presenti le grandi questioni che inficiano la salute del nostro territorio: l’amianto, il rischio idrogeologico, il problema dell’inquinamento causato dai grandi impianti (Ilva, ecc.) E che questo governo non ha messo a disposizione un euro per la bonifica.

Bisogna rilanciare l’amore per la bellezza, la pulizia, l’armonia, la coesione sociale.

E tenere nella massima considerazione la questione giovani: oggi, a differenza di noi allora, loro non hanno possibilità neanche di farsi un progetto di vita.

Altra questione cruciale è il Sud: considerando però che il Sud non è un tutt’uno monolitico di negatività. Al suo interno ci sono anche molte esperienze positive avanzate.

I movimenti legati alle tematiche della salute del territorio sono oggi troppo frantumati e divisi: per certi aspetti si direbbe formino un patchwork di NO! Manca un disegno di trasformazione generale complessiva.

Urgono politiche energetiche chiare e trasparenti. Non è possibile che Scaroni telefoni a Berlusconi, che telefona a Putin o a Gheddafi…

Nelle grandi aziende pubbliche come Eni ed Enel, dove il Ministero del Tesoro detiene il 30%, non è possibile che a determinarne le politiche siano gli investitori privati americani con la loro fame di utili immediati.

La francese Renault, a proprietà in maggioranza pubblica, nel 2011 immetterà sul mercato i primi modelli di auto elettriche. Da noi Marchionne ha annunciato che la Fiat di Torino invece produrrà Suv… Ma poi, la Fiat, quale piano industriale ha per l’Italia? Non si sa. Si sa però che andrà a produrre la 500 in California…

Intanto la tedesca BMV ha annunciato che si sta attrezzando perché consapevole che tra 20 anni non sarà più una industria automobilistica.

Anche perché si è constatato che un’automobile consuma suolo quattro volte di più di quanti materialmente ne occupa...

Certi leader del centro sinistra sono gli stessi, vedi Di Pietro, che si pronunciano per nuove autostrade, mentre avversano gli impianti di pale eoliche… E quale sia la politica di green economy del Pd, al di là di qualche slogan, proprio non si capisce…

La verità è che la questione ambientale non è stata ancora bene percepita e metabolizzata dalle forze politiche neanche dal centro sinistra.

Mentre città come Londra e Berlino hanno deciso che costruire al loro interno deve significare soltanto ri-costruire: vietato consumare nuovo suolo!

Senza tenere poi conto che in Europa, i tedeschi sono gli unici a costruire oramai sistematicamente solo nuove case ecologiche.

Dei temi e questioni dell’ecologia al governo bisogna fare in modo che se ne approprino consapevolmente i cittadini. Il modo migliore e intervenire appropriatamente con la formazione nelle scuole.

Per esempio, e come elemento di rivoluzione di paradigma da introdurre e fare circolare: ma chi ha detto che l’imperativo categorico sia quello di trasformare la natura, e non quello di imitarla? Questo sostiene la neonata Blu economy.

Basta con la nefasta ideologia sviluppi sta e incrementi sta: anche il recente provvedimento di federalismo demaniale produrrà come conseguenze una ulteriore ondata di speculazione edilizia e svendita dei beni demaniali. E alla conferenza di presentazione del progetto Di Pietro era a braccetto di Calderoli…

L’ambiente è un costo per lo speculatore, non per l’imprenditore. Il primo massimizza profitto nell’immediato. Il secondo investe sulla sostenibilità prolungata nel futuro.

I meccanismi fiscali sono fondamentali: possono determinare un incremento della speculazione, oppure supportare gli obiettivi di una imprenditoria orientata alla costruzione di un futuro sostenibile.

Ridurre le spese per gli armamenti, tassare le rendite finanziarie, consentirebbe di disporre di 25 miliardi di euro da utilizzare per le politiche sociali.

Lo scopo di questa telegrafica nota era quello di rendere valore e interesse del convegno “l’ecologia al governo” cui stamattina ho partecipato. Spero di esserci in qualche parte riuscito.

Gian Carlo Marchesini