Un uomo solo al comando

Anche negli ambienti della moderata sinistra pensosa – quella che, magari con qualche smorfia mal mostosa, alla fine vota Pd – sembra oramai essere diventato senso comune che Marchionne abbia indiscutibilmente ragione. Lui mostra di sapere fare bene - dati tempi e difficoltà dei mercati , stanti la pressione e le urgenze feroci della competizione – il suo lavoro. E poi ha una proprietà e un garbo nel linguaggio – è pacato e sicuro, non alza mai la voce! – da accreditarlo nell’immagine, più che di un ottocentesco padrone, di un vero e proprio signore colmo di classe al cachemire e di stile informale. Un modello di scienza e avvedutezza, uno che finalmente decide e lo fa senza burbanza e arroganza. E poi, e in più, si muove disinvolto a livello internazionale: ma avete visto la fiducia e il credito di cui gode negli USA, trattato da Obama come un affidabile amico, dagli operai della Chrysler entusiasticamente applaudito? Averne altri come lui, capaci e competenti, determinati ed efficienti, garbati e civili. E’ un pò troppo filo americano? E noi che fa, ci schifiamo?

La borghesia riflessiva nostrana, tacitamente, o del tutto manifestamente, oramai considera Marchionne il proprio manager apprezzabile, la guida affidabile e ispiratrice. Poche chiacchiere, fatti concreti e coraggiosi, in questi tempi burrascosi. E poi, mi volete dire perché, se in Polonia gli fanno ponti d’oro, e condizioni che gli consentono di abbassare drasticamente carichi e costi, Marchionne dovrebbe continuare a investire e produrre automobili in Italia, che poi non si vendono? Insomma, i nostri compagni e amici si sono tutti calati nella parte del perfetto manager che si sa muovere sui mercati internazionali. E tutti si riconoscono d’emblée nella celebre fassiniana frase: io, se fossi un operaio – pur non sapendo neppure di cosa parlano - , voterei sì al referendum e andrei a lavorare. Perché il padrone manager bravo e capace, e il mercato in cui si muove, sono la sacrosanta e affidabile costante, gli operai la variabile subalterna e obbediente. E se per i nostri compagni e amici sembra esserci una cosa sgradevole, questo è il sindacato in generale, la Fiom di Landini in particolare. Se c’è una causa e una origine di tutti i mali di cui questo Paese soffre è il potere sindacale, biblica piaga patologica infestante, il suo nefasto e arroccato condizionamento. Se c’è un ostacolo che ostruisce le arterie e la circolazione del sangue, delle idee e del fare in questo Paese è il modello, il sistema, l’indebito, sciagurato e illimitato potere del sindacato. Tutto il resto – partitocrazia autoreferenziale, incapacità progettuale, corruzione e malaffare? Acqua fresca.

Attenzione: questo non lo pensa il popolo delle partite iva e della Lega, o in fan di Berlusconi e di Forza Italia, no, sono oramai di questo intimamente persuasi anche la gran parte di coloro che, obtorto collo, votano Pd, leggono Europa e il Riformista, e si ritengono orgogliosi alfieri di una moderata, saggia e moderna sinistra. Marchionne ha fatto una NewCo fuori della Fiat e da Confindustria, e vi assumerà solo chi approva le condizioni e vota sì al referendum da lui convocato? E che altro poteva fare per rendere competitivo il comparto nazionale dell’auto? Ha in tale modo estromesso di fatto la Fiom senza neanche il beneficio del confronto? Ma se è quest’ultima a mostrarsi sempre chiusa e arroccata, a non accettare mai le necessarie modifiche e condizioni, a difendere a oltranza gli operai assenteisti, a pretenderli fannulloni ipergarantiti… Per i nostri amici e compagni benpensanti e moderatamente progressisti Landini è un rozzo e irriducibile barricadiero, un reperto da antiquariato ottocentesco. Non solo con lui non c’è feeling alcuno, ma è proprio vissuto come anacronistico e insopportabile ostacolo. Essere à la page e up to date oggi, nella sinistra moderata e giudiziosa, è ammirare e riconoscersi in Marchionne: essere passatisti, ineleganti e retro è attardarsi a indulgere a tifare per tipi come Landini, rozzo e rude, anche fisiognomicamente espressione di una plebe operaia volgare, mal mostosa, riottosa. Che gli operai firmassero senza tante storie, la smettessero di cincischiare e chiosare con pause e ritmi, orari e pasti. Milioni di disoccupati in giro per il mondo sono pronti a lavorare a condizioni anche peggiori…

Questa è l’attuale nostra situazione: un uomo solo, a capo di una azienda che ha sempre avuto fior di finanziamenti pubblici, può decidere se e dove, quando e a quali condizioni aprire o chiudere uno stabilimento che dà o toglie lavoro a migliaia di persone. Il parere e il consenso di forze politiche, sindacali, istituzionali? Un optional facoltativo, un impaccio burocratico, una perdita di tempo. E noi, invece di esserne preoccupati e allarmati, e interrogarci pensosi sul come sia potuto accadere, e giudicare tale situazione inaccettabile, e deciderci a riflettere e immaginare sul come trovare una alternativa praticabile, prendiamo atto, allarghiamo fatalisticamente le braccia, o addirittura gettiamo croce e responsabilità del fatto sui lavoratori che non lavorano abbastanza, o sul sindacato che li difende troppo e a oltranza. Ben gli sta! E consideriamo con una ammirata simpatia il coraggio di quell’uomo solo al comando. Era ora! E continuiamo in soddisfatta coscienza a considerarci una giudiziosa e assennata e moderna sinistra.

Questa parte di ceto medio (ferocemente) benpensante e (atrocemente) progressista considera il ragazzo con sciarpa e pala che manifesta in Via del Corso a Roma un teppista, e Marchionne l’Uomo della Provvidenza. Ma che differenza c’è tra Pier Luigi Celli che, carico di cariche e incarichi da stroncare il più resistente dei muli, invita i giovani a scappare dall’Italia, e chi giudica il ragazzo smarrito, che pateticamente e maldestramente prova a protestare per le strade, un teppista? Dopo avere divorato futuro e risorse, la internazionale ingorda di padri e i nonni, spesso sessantottini pentiti, ora mal sopporta la stessa presenza fisica dei ragazzi, li vuole fuori e lontani dal proprio Paese o, e se maldestramente protestano, sciagurati teppisti. I vecchi sedicenti rivoluzionari, oggi autentici egoisti/perbenisti, non vogliono i figli del proprio scacco testimoni scomodi. Fuori dai coglioni! E gli operai insopportabilmente sindacalizzati? Giù sotto coperta a remare zitti e ubbidienti: e, mi raccomando, senza mangiare! Così più leggeri remano meglio.

E meno male che abbiamo un uomo solo al comando!

Gian Carlo Marchesini