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R A N D O M : brani e foto tratti dalle pubblicazioni

Ricc Sabba
Fame Fame

Introduzione
Fame o fame. Desiderio di cibo sedato con alimenti essenziali, elementari, in qualche modo primitivi, o notoriety, rito della ricchezza. Carenza o eccesso. C'è chi lavora per fama e chi per fame: questo il proverbio. è fame che in qualche caso diventa fame emigrando nelle capitali dell'impero. Per mio nonno materno non fu così. Partì per l'America con i noti bastimenti, lì trovò moglie. Quindi mia madre, le sue due sorelle. Poi tornò qui in Italia: non fame ma con famiglia, forse perché era un fornaio... e il pane toglie la fame!
Certo, le lingue non sono adatte all’aritmetica, usando le stesse lettere il risultato cambia, ma la distanza fra le due letture di questa parola, nella lingua della cultura egemone e nella nostra, trova oggi un amplificatore nello spettacolo che altro non è questo occidente dei bisogni inventati. Questa nostra prepotente cultura svia il significato delle parole per sintonizzarlo al dominante mondo dell'esibizione, mentre l'altra parte del mondo sta a guardare, sempre impotente, spesso affamata. Impotente anche dopo l’11 settembre: che altro segno è il terrorismo? I più forti da sempre fanno la guerra, invadono, conquistano, con gli eserciti. Quale forza testimonia il terrorismo se non quella della debolezza senza uscite?
Una volta chi faceva spettacolo tirava la cinghia e si inchinava davanti al suo prezioso pubblico. Oggi lo spettacolo è il modello scelto da chi ha il potere, che poi, al bisogno, dal palco fa quello che, preveggente, faceva Carmelo Bene trentacinque anni fa: piscia sul pubblico. Gli altri potenti l’hanno in confidenza e aggiungono il loro colpo al primo, unisono culturale, dirottando tutto su quel mondo disgraziato che, se primo e intorno a noi, è disoccupato, oppure lontano e allora è secondo, terzo, quarto: lì cibo significa fame. Quel cibo è necessario, essenziale, mentre il nostro è spesso invenzione superflua quando non esiziale e utile solo ai profitti di qualche multinazionale.
Con questi presupposti vado a presentare il mio microcosmo, del cibo e della mia testa quel che traspare. Un po’ come nella ricerca dell’infinitamente piccolo, misurare per capire è cambiare le carte in tavola: tanto può essere sottile la ragione, tanto può essere difficile da digerire.
Per quanto riguarda le immagini, proseguo la mia strada di proporre l’impronta del soggetto sottoposto a forte illuminazione, con l’attenzione, quando possibile, di documentarne una sezione se in nessun modo riesco ad ottenere che la luce lo trapassi. Questo gioco già l’ho chiamato, in una mia precedente pubblicazione, ‘lucegrafia’ , cercando somiglianza con la definizione dei sistemi di indagine medico scientifica che mostrano l’interno dei corpi.

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Carne.

La forza del sangue

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Le polpette di Renata.
Si tratta del piatto dei miei trent'anni. Fa parte delle amicizie di quel periodo, ospitate a polpette. Che fossero buone è certo: erano richiestissime. Erano di carne... di erbivoro. Già, altri tempi, non solo per i manzi. Il percorso è segnato: nel 1916 mio nonno tornò dall’America per difendere la patria. Al mondo del benessere scelse quello dei valori e mia madre a cinque anni conobbe l’avventura dei bastimenti e poi, peggio, quella del padre in guerra. Esistevano i valori, erano a tinte forti, inequivocabili. Gli anni del secolo sono trascorsi spolpando quel mondo, fino a quando, alla fine degli anni ‘60, non pochi si sono persi nel tentativo di ritrovarli. Certo, i valori cambiavano con le ideologie, esistevano pure queste. Però valori, o disvalori, esistevano. Col più o col meno davanti. Ecco, forse è questa la differenza: i fatti avevano un più o un meno davanti, una specie di algebra politica, sociale. Oggi ci stiamo avvicinando alla tecnologia quantistica e questa imminente rivoluzione polverizzerà quella eppure appena nata dei computer 0-1. I computer quantistici, si legge, saranno in grado di acquisire i dati non uno per uno con la sua serie di 0 e di 1, ma a gruppi, famiglie, mazzi. Il germe di Plank ha già partorito i suoi primi frutti tecnologici con le applicazioni del laser. Per la gran parte del mondo non c’è altro da fare che aspettare, sempre più senza ideali da sognare. In Italia a benessere e tecnologia rispondiamo più con l’istinto che con la ragione, alle crisi di crescita sociale col regresso di un demagogo eletto a governare. Che miscela scatena lo strapotere di pochi con le strapossibilità offerte dalle tecnologie?


La forza senza sangue

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Coniglio.
Si tratta di carne bianca di debole valore. Di più, si tratta di cervello assurto al massimo livello, immangiabile non per l’eccessivo colesterolo che contiene, ma per quello che provoca: un proliferare della sua specie, devastante per il paese. Coniglio dopo coniglio, le soluzioni fioriscono tutte a favore personale, lì verso il basso ventre dove i peggiori si sentono un sol uomo. E gli ingredienti sono quelli del mercato: falso in bilancio, conservazione del patrimonio esentasse, immunità ‘papale’ e altro in arrivo, compresa la da tanti dì-sperata riduzione delle tasse. Tutto condito con sofisticazioni, coloranti, profumi, ricrescite. Un trucco dopo l’altro, insomma. Ecco, di questo si tratta: carne di prestigiatore.

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ODigestivo.
Ipernutriti, a rischio obesità.
Qualche migliaio di occidentali erà lì, per digerire un eccesso del nostro quotidiano.
Iperricchi, a rischio ragione.
Forse qualcuno era là a cercare trasgressioni.
Non amo i digestivi, li considero sfascia budella. Ho un’immediata reazione epidermica già al nome, mi si creano delle faglie cutanee.
Iperpotenti, a richio umanità.
Ora in tanti sono là, a cercare morti, gli uni e gli altri inaspettati come i tremori della terra.
Niente ci rende più comuni di una morte comune, ma noi non vogliamo che i nostri morti siano nelle fosse comuni. Tanto meno cremati. Ci serve il corpo: così è più facile per l’assicurazione. E poi molti credono in un Dio che alla risurrezione ci chiamerà per nome. Va scritto sulla bara. Già, ma quale alfabeto usare?
Fra la ricerca e gli aiuti qualcuno ha detto basta. Si insinua il dubbio che in un oriente che scalpita i cow boy fanno di tutto per esserci: con i piedi nel piatto?


Fette

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Ricc Sabba
Fame Fame
Pagg.: 44
Formato: 18,5x19 cm
Genere: pastiche
Illustrazioni: quattordici lucegrafie dell'autore.

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